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venerdì 18 giugno 2010

ti racconto un mio sogno?

"forse non avevi digerito bene!" oppure "ma cosa avevi bevuto?" o ancora.." ti serve uno bravo!" e se i sogni non venissero per dirci necessariamente qualcosa di noi ma qualcosa di qualcun'altro? se non parlassero dei nostri desideri inconsci, di elaborazioni mancate o di paure irrisolte? e se invece fossero dei veri e propri specchi dove si riflette il nostro viso che ha l'anima degli altri? un po' come se qualcuno ti costringesse a stare nei panni di qualcun'altro per capirne veramente l'intensità di ciò che sente. e poi spingerci più in là una volta aperti gli occhi, se i sogni fossero un esercizio per allenare l'empatia? quello è il mio corpo, ma magari dentro c'è la tua collega allegra, il tuo spasimante segreto che soffre, il tuo vicino di casa che non ti sopporta.. piccole verità che nel cuore della notte si svelano. al risveglio, se così fosse, saremmo diversi, comprensivi e forse più altruisti. "sognamo di noi!" rispondono tutti, ma secondo me.. non è così! la notte ci offre la grande possibilità di ascoltare gli altri come ascolteremmo noi stessi.. ho iniziato a farmi queste domande e dopo un po'ho cominciato a sognare me stessa come i personaggi del mio libro.. e di altri libri. avventure stupende, paurose, romantiche, comiche, inutili, complicate. forse mi servirà "uno bravo" davvero.. però non ha prezzo vivere le cose come le vivo io.. rifletterle nel libro e nella vita di tutti i giorni. è da pazzi essere me..

lunedì 14 giugno 2010

poi..

nei giorni successivi ho iniziato ad affezionarmi alla storia. ho chiamato il mio confessionale privato ("frank") e gli ho letto il primo, il secondo e il terzo capitolo. lui era entusiasta, incuriosito, mi ha dato un sostegno incredibile. abbiamo girato insieme ogni vicolo, ogni anfratto, ogni piazzetta di verbania. abbiamo visto scritte sui muri scrostate dal tempo, archi di mattoni vecchissimi, lanterne antiche cementate, resti di vecchi pozzi. ovviamente ogni dieci minuti dovevamo entrare in qualche bar per il freddo polare che c'era. beh.. sarà stato il troppo caffè ma il mio stato di eccitazione per quel romanzo che mi si snocciolava davanti agli occhi, era alle stelle. è stato con me senza lamentarsi, davanti alle chiese fissandone le facciate, traducendo targhe sparse per la città, cercando chissà cosa. ecco.. la sua dedizione è diventata parte integrante della storia stessa. un amico, con un altro nome, con un'altra storia.. ma con lo stesso amorevole sostegno. anche molti di voi si riconosceranno tra le pagine di questo libro, perchè siete il colore e le sue sfumature, la causa, l'effetto, il mio tempo, i preziosi cristalli del mio caleidoscopio.

domenica 13 giugno 2010

l'inizio

è successo così.. era lo scorso novembre.. in un pomeriggio freddo e grigio. una delle cose strane e suggestive di verbania è che raramente c'è la nebbia. le nuvole in genere si spostano nell'incavo naturale del lago e si posano a pelo d'acqua. ma in città.. difficile. io ero a casa ma un richiamo arrivava proprio da lì: dal lago. continuavo ad andare da una finestra all'altra per guardare fuori. mi dicevo :"senti che freddo, ma stai tranquilla sul divano, magari con un the caldo.. o latte e nesquik!" ma questa tensione, questa insensata curiosità proprio non ne voleva sapere di dissolversi. e ancora finestra..balcone...finestra...balcone. alla fine ho preso la borsa, un quaderno, una penna, l'I pod e mi sono precipitata sul lungo lago. faceva davvero freddissimo. ricordate le gelate di novembre? beh,sono andata al molo di intra e lì.. nel silenzio ovattato, respirando a pieni polmoni l'odore della nebbia..mi sono concentrata e ho acceso l'i-pod ascoltando di continuo DECODE dei paramore. dopo circa due minuti di assoluto raccoglimento le prime immagini sono venute a raccontarsi. dapprima non credevo ai miei occhi. "impossibile".. ripetevo a me stessa.. "questa storia non la posso scrivere! è assurda!" ho appuntao sul quaderno i nomi, li ho visti in faccia.. ognuno riassumeva in un'unica espressione del viso tutta la loro complessa personalità e il loro destino.. con energia affermavano le loro intenzioni e convinzioni. volteggiavano nella nebbia davanti ai miei occhi. assiderata ho chiuso il quaderno e sono andata in un bar. davanti ad un bel cappuccino, con le dita che pian piano tornavano rosee, ci ho pensato su e ho detto: "ok.. la scrivo." così è iniziata questa splendida avventura. nei prossimi mesi avrò modo di scrivere molto, in una casa senza campo, senza connessione.. solo silenzio, alberi altissimi, tanto verde scuro, profumo di legno e di resine. sarà spettacolare!

mercoledì 9 giugno 2010

quando qualcuno ti tocca il cuore

succede in un istante, per un brevissimo momento la persona che hai davanti, al telefono, al pc ti sembra vicinissima. più vicina di chiunque prima di allora. ti senti compresa totalmente, al sicuro, amata, finalmente "a casa". una casa speciale che batte nel petto di qualcun altro, il suo cuore. una casa in cui ti convinci che non ti succederà nulla di brutto, dove nessuna forma di male può arrivare. invece arriva: è una signora, saccente, impavida e logica.. la realtà. ti da quattro o cinque buoni motivi per non sognare più. ti dice che il tuo cuore è nel TUO petto e non nel suo. ti squarcia dendro e te lo fa vedere.a quel punto dovremmo credere che si trattava di pura illusione? Mai! io so che anche se per poco, il mio cuore non ha battuto nel mio petto ma nel suo, so che quando mi ha "vista" ha toccato da vicino tutti i suoi sogni.. tutti insieme. il sogno è più tangibile della realtà. la prova? i nostri sogni li ricordiamo tutti.. la realtà ci sfugge molto più spesso.

domenica 6 giugno 2010

stasera piccoli dati..poco poetici ma necessari!

moltissime persone sono venute da me chiedendomi come si fa a diventare sostenitori del blog. niente di più semplice.. bisogna avere un account google. cioè creare , se non si ha già, un indirizzo mail da google.. sapete? sono quegli indirizzi che terminano con gmail.com. una volta creato l'account si clicca su "segui" sotto la mia foto, si seguono le istruzioni e il gioco è fatto.

sabato 5 giugno 2010

in brasile si chiamerebbe "saudade"..

ma si legge "saudagi". riassume in una sola parola una dozzina di stati d'animo. è una specie di mal d'anima, che amplifica sensazioni che non puoi trattenere. si annida e si imbriglia ai tuoi sensi, ai tuoi bisogni. si avverte da lontano, prima una piccola impercettibile fitta al cuore, poi ne diventi suscettibile, dopo ancora mescolando la tua scala di valori, ti fa sembrare importante l'inezia e insignificante tutto ciò che è sensato e centrato. scivolando tra le tue fibre ti fa anche stare bene ma è un bisogno allontanarlo da te, guardarlo e imprimerlo con forza sui dei fogli, su uno strumento, su una tela, su un registratore, sulla tastiera del tuo pc. poi quando riguardi cosa questo sentimento ha detto o fatto attraverso di te, ti senti appagata, felice, soddifatta, rinata. come guarita da una febbre improvvisa. è un'esperienza unica, che non lascia tracce di sè se non nel cuore finalmente libero dell'autore e negli spiriti limpidi di chi ama l'arte. qualsiasi essa sia. la saudade è una prova, tra le più dure, tra le più incredibili.

mercoledì 2 giugno 2010

la tensione serve!

si, proprio così: la tensione serve. parlo di quella tensione che si crea quando i personaggi smettono di raccontarsi a me e per un po' non si fanno sentire. mi lasciano in sospeso, in una sorta di disequilibrio e quello stato d'animo non mi abbandona fino a che il dialogo poi riprende. quella è una tensione che non si stempera con una notte di riposo, col passare delle ore o dei giorni. no, resta lì e blocca respiri e pensieri. forse è per questo che a volte gli scrittori sembrano matti. scatti d'ira, testa sulle nuvole, cambi d'umore sono all'ordine del giorno. infatti nei libri, in quasi tutti gli "special thanks" che ho letto, gli autori si scusano con compagni, figli, amici, colleghi. ringraziano per la comprensione data loro nel periodo della stesura. quando e se il mio libro verrà pubblicato prometto solennemente di ringraziare nei MIEI " special thanks" chi ha portato pazienza con me. ovviamente citerò (se me lo permetteranno) ogni nome della sezione "sostenitori". potrei farlo anche adesso ma i riconoscimenti sono sempre più piacevoli, no??

martedì 1 giugno 2010

amica musica

negli anni ho trovato uno spazio in cui il tempo si ferma.l'ho sfruttato tutto e stranamente esso si rigenera da solo. è come una dinamo che lavorando produce da sé energia di luce.la sera spesso addormento vicino a me la mia bambina e quando mi accorgo che dorme profondamente spengo le luci e prendo il mio lettore cd portatile. ascolto la musica, in genere classica o orchestrata, e respirando a fondo inizio ad immaginare. faccio mentalmente una specie di video clip sui miei personaggi. ora passeggiano, ora scaricano tensione, si innamorano, fanno incontri, elaborano la loro vita. ultimamente sono stata fortunatissima. un cd fatto da frank ha 3 canzoni una in fila all'altra che mi hanno fatto scegliere il finale anche se il libro è circa a metà. in questo modo infatti capita che la storia non venga scritta dall'inizio alla fine come è normale che sia. essa viene fuori come un puzzle, pezzo dopo pezzo, con sequenze a random e il quadro della storia si completa. questi brani sono : mad world, oceano e fly away. allo scoccare dell'ultima nota non ho scampo, piango e sussurro: bellissimo!