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venerdì 18 giugno 2010

ti racconto un mio sogno?

"forse non avevi digerito bene!" oppure "ma cosa avevi bevuto?" o ancora.." ti serve uno bravo!" e se i sogni non venissero per dirci necessariamente qualcosa di noi ma qualcosa di qualcun'altro? se non parlassero dei nostri desideri inconsci, di elaborazioni mancate o di paure irrisolte? e se invece fossero dei veri e propri specchi dove si riflette il nostro viso che ha l'anima degli altri? un po' come se qualcuno ti costringesse a stare nei panni di qualcun'altro per capirne veramente l'intensità di ciò che sente. e poi spingerci più in là una volta aperti gli occhi, se i sogni fossero un esercizio per allenare l'empatia? quello è il mio corpo, ma magari dentro c'è la tua collega allegra, il tuo spasimante segreto che soffre, il tuo vicino di casa che non ti sopporta.. piccole verità che nel cuore della notte si svelano. al risveglio, se così fosse, saremmo diversi, comprensivi e forse più altruisti. "sognamo di noi!" rispondono tutti, ma secondo me.. non è così! la notte ci offre la grande possibilità di ascoltare gli altri come ascolteremmo noi stessi.. ho iniziato a farmi queste domande e dopo un po'ho cominciato a sognare me stessa come i personaggi del mio libro.. e di altri libri. avventure stupende, paurose, romantiche, comiche, inutili, complicate. forse mi servirà "uno bravo" davvero.. però non ha prezzo vivere le cose come le vivo io.. rifletterle nel libro e nella vita di tutti i giorni. è da pazzi essere me..

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